Articolo scritto per la rivista STANZE, di cui trovate contatti e link vari QUI
"In questo viaggio sono partito con la
convinzione di esplorare un luogo reale...è
accaduto invece che l’obiettivo della macchina
fotografica, che avrebbe dovuto “guardare
fuori”, osservare la realtà, abbia finito invece
con il “guardare dentro” e proiettare nel mondo
una dimensione atemporale."
Mimmo Jodice
Fotografare ha un significato preciso, ovvero fermare un istante, non solo quello che sta di fronte alla lente ma soprattutto quello che sta dietro, le sensazioni che in quel momento proviamo e che vogliamo trasmettere a chi lo scatto lo guarderà.
Un’immagine che non riesce a farci sentire nei famosi dove quando come perché, rivista dopo qualche giorno, qualche mese, qualche anno, è spesso un
fallimento.
Occorre essere critici e ancor più obiettivi.
Esserlo con se stessi, con quello che scattiamo e esserlo con quelli che scattano mille
immagini al secondo, che consumano tramonti come popcorn attraverso lo schermo dell’iphone al posto di farsi bruciare gli occhi da un sole che domani sarà lì ancora, eppure diverso.
Quindi, nessuna verità da santone da rivelare, solo un consiglio: “fermatevi ed osservate”.
Non fidatevi di chi vi dice che contano la fotocamera, l’obiettivo, l’esposizione, la post produzione, quelli sono strumenti.
Usate gli occhi.
Guardate i dettagli, la luce,
le forme, ascoltate quello che avete dentro, il cuore pulsante.
Può anche capitare vi rendiate conto che quella foto non vale poi tanto la pena scattarla, che il cuore non stia battendo.
E per imparare a guardare, il consiglio è, come si dice, di farlo dalla spalla dei giganti, sfogliando ad esempio un catalogo come:
Perdersi a guardare
Mimmo Jodice
Contrasto, 2007.
Un libro che rivela come, attraverso la pazienza, la capacità di affinare lo sguardo e di interpretare quello che si vede, anche i luoghi più anonimi possano rivelare una bellezza inattesa.
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