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Immagine del redattoreNicola Guida

SAY YES.

un'intervista con BEN STALEY

Articolo scritto per la rivista STANZE, di cui trovate contatti e link vari QUI


la versione in lingua inglese di seguito. / English language version follows.




"Ogni lettore, quando legge, legge se stesso.

L’opera dello scrittore è soltanto una specie di

strumento ottico che egli offre al lettore per

permettergli di discernere quello che, senza libro,

non avrebbe forse visto in se stesso."

Marcel Proust, Il tempo ritrovato


"E se il corpo non fosse l’anima,

l’anima cosa sarebbe?"

Walt Whitman, Canto il corpo elettrico


Nella fotografia, non mi sono formato su niente tranne che sull’esperienza. Non sono stato discepolo di nessuno. Mentre tutti cercavano di avere un esempio da seguire, io non volevo

nessun esempio.

Certo, non ho mai smesso di guardare al lavoro di acclamati maestri e a quello di perfetti

sconosciuti, perché solo aprendo e confrontando il tuo punto di vista con lo sguardo degli altri puoi veramente crescere.

È un po’ come con la letteratura e la poesia: probabilmente non scriverai mai come Cesare Pavese, soprattutto se l’unica cosa che scrivi è la lista della spesa, ma se non leggi, non riuscirai nemmeno a scrivere, a trasferire i tuoi pensieri in un italiano comprensibile ai più.

Ed è guardando al lavoro di altri, per cercare di aprirmi a nuove prospettive, che ho conosciuto Ben Staley.

Ben Staley è un regista, un videomaker, un fotografo.

È un avventuriero.

E un fine pensatore.

L’ho virtualmente incontrato un paio di anni fa, mentre ero bloccato in casa, come tutti del resto, dal lockdown imposto per combattere l’esplosione della pandemia del Covid-19, e l’orizzonte più lontano cui riuscivo a guardare era il tetto della casa di fronte al mio giardino condominiale.

Schiantato sul divano, dopo aver sfogliato un paio di libri di fotografia, stavo navigando su Youtube alla ricerca di video: non per noia, né per allontanarmi dalle quattro mura di casa, ma perché sono curioso e, facendo mia una citazione di Dj Krush “Suimou Tsunenimasu” / “C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare”.

Non credo nei maestri, non credo alle webstars, e non credo nelle persone che fingono di insegnare la verità in 12 minuti di video HD su Youtube, ma credo che ci siano molte persone entusiaste di quello che fanno e che amano condividerlo, senza farlo solo per le visualizzazioni e

per gli annunci posizionati ogni 2 minuti per guadagnare qualche soldo, sono queste le persone con cui bisogna imparare a confrontarsi e misurarsi con il loro approccio all’arte della fotografia, perché tutto, visto da diverse angolazioni, può essere differente, e diversamente bello.

Una di queste persone è Ben Staley, che a quel tempo aveva appena aperto il suo canale Youtube Adventure & Art (youtube.com/@adventureStaley).

Quel pomeriggio sono rimasto ipnotizzato dal video Portraits with the Leica Q2: il suo approccio alla portrait photography, attraverso un obiettivo che è fatto per tutto (apparentemente) tranne che per i ritratti, e il suo approccio ai soggetti mi hanno fatto immediatamente pensare:

“questo è diverso”.

Le immagini scattate con la Q2 mostrate nel video mi colpivano a molti livelli: il soggetto, l’uso dei colori o del bianco e nero, le pose, lo stile delle immagini e tutto ciò che riuscivano ad evocare a livello emotivo mi ha fatto guardare i suoi video ben più di una volta.

Ben non stava cercando di insegnarti nulla, ma i suoi video, le sue parole da allora sono state una costante fonte di ispirazione e meditazione per me, e questo canale è diventato un compagno costante nel mio viaggio nella fotografia.

Ed è così che è successo.

Ed eccomi qui ora, con Ben, virtualmente comodi l’uno di fronte all’altro, per quella che è la mia prima vera intervista. Sono entusiasta di presentare lui e i suoi incredibili ritratti ai nostri lettori.


NG Ciao Ben, ho riformulato nella mia testa la prima domanda di questa intervista almeno un migliaio di volte, volevo fare un’introduzione a Ben Staley, per raccontare ai lettori di Stanze chi sei, da dove vieni e qual è il tuo background, ma non sarei stato in grado di farlo come potresti farlo tu, io mi sarei potuto magari soffermare su dettagli insignificanti, forse perdendo cose più importanti lungo la strada.

Allora, Ben, lascio a te, raccontaci di te, con parole tue.

BS Sono cresciuto nella remota Alaska, senza elettricità o impianto idraulico in casa.

Ho sempre avuto un amore e un’attrazione per le immagini e le storie, ma mi sembrava qualcosa di molto fuori portata come futura professione.

Nel corso dei decenni ho lentamente imparato da solo le abilità necessarie per guadagnarmi

da vivere facendo programmi televisivi e facendo fotografia e sono molto grato per le opportunità che mi si sono presentate.

Rimango uno studente umile.


NG Dimmi di più sulla tua formazione artistica: hai una formazione formale in fotografia o sei un autodidatta?

Hai qualche fotografo preferito?

Qual è l’insegnamento più prezioso che hai?


BS Ci sono molti fotografi che ammiro. Peter Lindbergh, Bastiaan Woudt sono una coppia che mi viene in mente...

Sono autodidatta ma ho sempre bisogno di ricordarmi di fermarmi

- e respirare...


NG Una volta ho letto un’intervista a Mario Dondero - fotografo e fotoreporter italiano - nella quale parlava dei suoi ritratti: Dondero era uso incontrare i suoi soggetti più volte, saldando legami di profonda conoscenza. L’arte diventava allora la conseguenza di un processo più lento, a volte disorganizzato, che faceva della deriva, del perdersi, uno strumento di comprensione. “Non mi interessano le persone per fotografarle, mi interessano perché esistono, altrimenti le foto sarebbero solo una sequenza di scatti senz’anima”.

Parlando dei tuoi soggetti, come li incontri?

Li avvicini tu stesso o il contatto avviene attraverso reciproche

conoscenze?


BS Ci troviamo.

La vita sembra funzionare in questo modo.

Rimani aperto alle possibilità.

Dì di si.


NG Non ricordo chi ha detto che in un ritratto ci sono due persone: il soggetto e il fotografo. Qualche artista dice spesso che fotografare è un bisogno di conoscere se stessi, per te è lo stesso?

Questa potrebbe essere una domanda un po’ personale: la tua personalità influisce sul modo in cui scatti le foto?


BS È il collegamento con il soggetto che fa un buon ritratto.

È molto più importante della fotocamera che potresti utilizzare...


NG Quando ero giovane qualcuno una volta mi ha detto: “Dovresti fotografare ciò che potresti non vedere mai più”.

Ho sempre meditato molto su questa cosa.

Potrebbe essere questo, secondo te, l’obiettivo ultimo della fotografia,

quello di congelare qualcosa o qualcuno nel tempo?

Ma con la nostra fotografia “raccontiamo” quello che abbiamo vissuto

durante lo scatto, o il soggetto che ritraiamo?


BS Forse. Forse no.

Una fotografia non deve essere la vita reale.

Quando catturi un momento e lo blocchi, il momento può assumere un nuovo significato e l’obiettivo utilizzato e l’illuminazione possono conferire al momento un elemento fantastico. Forse...

Forse è solo più facile scattare una foto che scrivere, per me comunque...


NG Penso che i tuoi ritratti siano eleganti e accattivanti allo stesso tempo, qualcosa di veramente diverso da quello che sono abituato a vedere sui social, che stanno contribuendo a ridefinire un po’ (o molto, secondo me) la percezione delle persone su come un soggetto deve essere ritratto.

Quanto lavoro ci vuole per preparare la tua fotografia?

Hai un approccio istintivo o programmi ogni singolo dettaglio degli

scatti come faceva, ad esempio, Helmut Newton?

A cosa ti ispiri?

Da dove vengono le idee e quali passi ti ritrovi a fare per portare a

compimento l’idea?


BS Non c’è una risposta.

A volte preparo molto, a volte per niente.

Tranne che tutto ciò che hai fatto è stata preparazione per ciò che sta accadendo. L’importante è essere presenti nel momento e rimanere in contatto con il soggetto.

Devi prendere ciò che il momento presenta, devi vederlo per catturarlo.

Quindi sii aperto e connesso, la magia accade sempre e devi essere

pronto...


NG Amo la fotografia in bianco e nero, e tu la usi molto, in modo magistrale, nei tuoi ritratti.

In che modo fotografare un ritratto in bianco e nero è diverso dal colore?

Per te c’è del vero nelle parole del fotoreporter canadese Ted Grant: “Quando fotografi le persone a colori, fotografi i loro vestiti. Ma quando fotografi le persone in bianco e nero, fotografi le loro

anime”?


BS È solo più facile vedere la luce senza colore... Più facile vedere il contrasto.

Meno è sempre di più.


NG In che modo il passare del tempo influisce sul modo in cui vedi le tue immagini? Il tempo cambia il modo in cui gli altri vedono le tue immagini?


BS Non ci penso proprio.

A volte un’immagine, col passare del tempo, assume più significato.

A volte meno.


NG C’è un video che hai postato, un paio di anni fa, raccontando la storia del tuo “studio”. (Ben non scatta in una location elegante con costosi apparecchi di illuminazione o pannelli colorati.

Scatta letteralmente “sotto un ponte” questo può sembrare strano ai lettori italiani perché il modo di dire “under a bridge” significa, in italiano, essere povero da morire, mentre per Ben questa è piuttosto una liberazione da costrizioni).

Penso che sia uno dei video più stimolanti che hai pubblicato, un grandissimo consiglio per aspiranti fotografi ritrattisti. Dopo due anni, c’è qualche altro consiglio che vuoi dare a qualcuno

che non sa come e dove iniziare a fotografare?


BS Concediti il permesso di fallire.

E segui la tua curiosità, non il percorso professionale di qualcun altro.

Se sei curioso cercherai e imparerai.

E crescerai.

Le risposte sono dentro di te.


NG Potresti condividere con noi un’immagine che hai scattato e la

storia che c’è dietro?



BS Ho incontrato questo tipo in Mozambico sul ciglio della strada.

Aveva una borsa piena di topi affumicati che aveva catturato e ucciso e

fumato sul fuoco e li stava vendendo.



Me li ha offerti. Indossa una maglietta di una delle aziende più

ricche del pianeta e vende topi sul ciglio della strada.

Se pensi che la vita sia dura per te potrebbe benissimo esserlo, ma

se stai leggendo questa intervista probabilmente non è così difficile

come lo è per questo tizio.



Quindi esci e fai quello che devi fare per sopravvivere.

Sii gentile, con te stesso e con gli altri.

Lavora duro quanto devi.

E trova il tempo per creare.


Ben Staley vive a L.A. e lavora dove lo porta l’avventura.

E’ possibile ammirare i suoi lavori sul suo sito personale:

benstaley.com

Sul suo canale Youtube:

youtube.com/@adventureStaley

Sui suoi social network:

INSTAGRAM instagram.com/staley/


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"Every reader, when reads, reads himself.

The writer’s work is only a kind of optical

instrument that he offers to the reader to allow

him to discern that, without a book,

he would perhaps not have seen in himself."

Marcel Proust , Time Regained



"And if the body were not the soul,

what would the soul be?"

Walt Whitman, I sing the body electric


In photography, I was not trained in anything but experience.

I have not been a disciple of anyone.

While everyone was trying to have an example to follow, I didn’t want an example.

Of course, I have never stopped looking at the work of acclaimed masters and that of complete strangers, because only by opening and comparing your point of view with the gaze of others can you truly grow.

It’s a bit like with literature and poetry probably: you’ll never write like Cesare Pavese, especially if the only thing that you write is the shopping list, but if you don’t read, you won’t even be able to write, or write your thoughts in an Italian understandable to most.

And it’s by looking at the work of others, to try to open myself to new perspectives, that I met Ben Staley.

Ben Staley is a director, a video maker, and a photographer.

He is an adventurer.

And a nice thinker.

I virtually met him a couple of years ago, while I was stuck at home, like everyone else, by the lockdown imposed to fight the explosion of the Covid-19 pandemic, and the farthest horizon I could look at was the roof of the house in front of my condominium garden.

Crashed on the sofa, after browsing a couple of photography books, I moved to youtube, looking for videos: not out of boredom, nor to get away from the four home walls, but because I’m curious, and, making mine a quote from Dj Krush “Suimou Tsunenimasu”/ “There is always something new to learn”.

I don’t believe in masters, I don’t believe in web stars, and I don’t believe in people pretending to teach the truth in 12 minutes of HD video on Youtube, but I believe there are many people who are enthusiastic about what they do and love to share it, without just looking for clicks and ads placed every 2 minutes to earn some money.

These are the people with whom you have to learn to compare and measure yourself with their approach to the art of photography, because everything, seen from different angles, can be different, and differently beautiful.

One such person is Ben Staley, who at the time had just opened his Youtube channel Adventure & Art (youtube.com/@adventureStaley).

That afternoon I was mesmerized by his video Portraits with the Leica Q2: his approach to portrait photography, through a lens that is made for everything (apparently) except portraits, and his approach to his subjects immediately made me think: “This is different”.

The images taken with his Q2 shown in the video struck me on so many levels: the subject, the use of colors or black and white, the poses, the style of the images, and everything that his images manage to evoke at an emotional level made me look his videos more than once.

Ben wasn’t trying to teach you anything, but his videos and his words have since been a constant source of inspiration and meditation for me, and so his channel has become a constant companion for me on my journey into photography.

And that’s how it happened.

And here I am now, with Ben, virtually facing each other, for what is my first real interview. I am thrilled to present him and his astounding work to our readers.


NG Hi Ben, I have rephrased the first question of this interview in my head at least a thousand times, I wanted to give an introduction to Ben Staley, to tell the readers of Stanze Magazine who you are, where you come from and what your background is, but I would not have been able to do it as you could, I could have perhaps dwelled on insignificant details, perhaps missing more important things along the way.

So, Ben, I’ll leave it to you, tell us about yourself, in your own words.


BS I grew up in remote Alaska, with no electricity or plumbing in the house.

I’ve always had a love and attraction for images and stories, but it seemed like something far out of reach as a future profession.

Over the decades I have slowly learned for myself the skills needed to make a living doing television shows and photography and am very grateful for the opportunities that have presented themselves to me.

I remain a humble student.


NG Tell me more about your artistic training: do you have formal training in photography or are you self-taught?

Do you have any favorite photographers?

What is the most valuable teaching you have?


BS There are many photographers that I admire. Peter Lindbergh, Bastiaan Woudt are a couple that comes to mind...

I am self-taught but I always need to remember to stop - and

breathe...


NG I once read an interview with Mario Dondero, an Italian photographer and photojournalist, where he talked about his portraits of him: Dondero used to encourage his subjects several times, welding bonds of deep knowledge.

Art then became the consequence of a slower, disorganized process, which made drift, of getting lost, an instrument of understanding.

“I’m not interested in people photographing them, I’m interested in them because they exist, otherwise the photos would be just a sequence of soulless shots”.

Speaking of your subjects, how do you meet them?

Do you approach them yourself or does the contact take place through mutual acquaintances?


BS We meet.

Life seems to work this way.

Stay open to the possibility.

Say yes.


NG I don’t remember who said that in a portrait there are two people: the subject and the photographer... Some artists often say that taking pictures is a need to know oneself, is it the same for you?

This might be a bit of a profound question, does your personality affect the way you take pictures?


BS It’s the connection with the subject that makes a good portrait.

It’s much more important than the camera you might be using...


NG When I was young someone once said to me: “You should photograph what you may never see again”.

I’ve always meditated on this a lot.

Could this be, in your opinion, the ultimate goal of photography, to freeze something or someone in time?

With our photography do we “tell” what we experienced during the shooting or just the subject we portray?


BS Maybe. Maybe not.

A photograph doesn’t have to be real life.

When you capture a moment and freeze it, the moment can take on a new meaning and the lens used and lighting can give the moment a fantastic element. Perhaps...

Maybe it’s just easier to take a picture than to write, for me anyway...


NG I think your portraits are elegant and captivating at the same time, something really different from what I’m used to seeing on social media, which are helping to redefine a little (or a lot, in my opinion) people’s perception of how a subject must be portrayed.

How much work does it take to prepare your photography?

Do you have an intuitive approach or do you plan every single detail of the shots like, for example, Helmut Newton did?

What are you inspired by?

Where do the ideas come from and what steps do you take to bring the idea to fruition?


BS There is no answer.

Sometimes I prepare a lot, and sometimes not at all.

Except all you have done has been preparation for what is happening.

The important thing is to be present in the moment and stay in

contact with the subject.

You have to take what the moment presents, you have to see it to capture it.

So be open and connected, magic always happens and you need to be ready...


NG I love black and white photography, and you use it a lot, in a masterly way, on your portraits.

How is photographing a portrait in black and white different from color?

For you, there is some truth in the words of Canadian photojournalist Ted Grant: “When you photograph people in color, you photograph their clothes. But when you photograph people in black and white, you photograph their souls”?


BS It’s just easier to see light without color... Easier to see the contrast.

Less is always more.


NG How does the passage of time affect the way you see yourimages?

Does time change the way others see your images?


BS I really don’t think about it.

Sometimes an image, over time, takes on more meaning.

Sometimes less.


NG there is a video you posted a couple of years ago telling the story of your “studio”. (Ben doesn’t shoot in a posh location with expensive light fixtures or colored panels. Snap literally “under a bridge” this may seem strange to Italian readers because the way of saying “under a bridge” means, in Italian, to be poor as hell, while for Ben this is rather a liberation from constraints).

I think it’s one of the most inspiring videos you’ve ever released, a great tip for aspiring

portrait photographers.

After two years, is there any other advice you want to give to someone who doesn’t know how and where to start photographing?


BS Give yourself permission to fail.

And follow your curiosity, not someone else’s career path.

If you are curious you will seek and learn.

And you will grow.

The answers are within you.


NG Could you share with us an image you took and the story behind it?


BS I met this guy in Mozambique on the side of the road. He had a bag full of smoked mice that he had caught and killed and smoked over the fire and was selling them.

He offered them to me. He wears a T-shirt from one of the richest companies on the planet and sells rats by the side of the road.

If you think life is hard for you it might very well be, but if you’re reading this interview it’s probably not as hard as it is for this guy.

So get out there and do what you need to do to survive.

Be kind to yourself and to others.

Work as hard as you have to.

And take the time to create.


Ben Staley lives in L.A. and works where adventure takes him.

It is possible to admire his works on his personal website:

benstaley.com/

On his Youtube channel:

youtube.com/@adventureStaley

About its partner networks:

INSTAGRAM instagram.com/staley/

TWITTER twitter.com/DailyStaley



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